La strana storia delle chiese spostate di Bucarest e del salvatore che le fece slittare su binari per salvarle dai bulldozer.
Sistematizzazione.
Questa era la parola d’ordine nella Romania di Ceausescu, il famoso dittatore romeno. “Sistematizzazione” era il nome del nuovo programma voluto dal Partito a partire dagli anni Ottanta, un esperimento di ingegneria sociale volto a cambiare il volto della nazione.
Ceausescu voleva portare avanti a grandi passi l’industrializzazione del paese, radicalmente agricolo, e ottimizzare la produzione in tutti i settori. In questo progetto i remoti paesini rurali con i loro ritmi ottocenteschi
I villaggi dovevano essere distrutti, gran parte della popolazione trasferita nelle città, stipata in appartamentini dei nuovi alti condomini a lavorare e la campagna meccanizzata. Questo tentativo (fortunatamente) non riuscì ad attecchire con grande successo nei villaggi.
A Bucarest invece la sistematizzazione fece danni. Elegante e piena di antichi monasteri, con tutti quei palazzi bella epoque e quel classicismo, la capitale romena non aveva il volto di una città che splendeva della grandiosità socialista. Nel progetto di Ceausescu poi, le chiese non avevano posto. Anzi erano d’intralcio. Dopotutto i comunisti, si sa, non furono mai dei grandi estimatori della religione e dei suoi simboli.
Sistematizzazione significava anche centralizzazione: gli strumenti di potere dovevano essere concentrati in una sola zona. E questa zona doveva essere sicura dal punto di vista sismico, dati i danni che il terremoto del 1977 aveva causato alla città. Guarda caso la parte più sicura di Bucarest corrispondeva con i quartieri Uranus, Antim e Rahova, ovvero il centro storico disseminato di complessi monasteriali e chiese vecchie anche 300 anni.
Il V rione, fu la zona maggiormente interessata dalle demolizioni: ruspe e bulldozer la rasero al suolo per far posto al mastodontico Palazzo del Parlamento, oggi il secondo edificio più grande al mondo. 40000 residenti furono evacuati e trasferiti nei nuovi palazzoni appositamente costruiti.
La nuova Bucarest delineata dalla mente del dittatore megalomane era dominata dal quartier generale del Partito, grandi boulevard e condomini per lavoratori. Così lo stupendo centro storico di Bucarest fu distrutto per sempre a colpi di sistematizzazione sotto gli occhi attoniti dei suoi abitanti. Nessuna protesta dal parte del clero ortodosso e un iniziale grande silenzio internazionale (del resto l’attento lavoro di diplomazia estera e la condanna all’occupazione russa della Cecoslovacchia nel 1968 garantirono a Ceausescu un certo appoggio delle sinistre europee) furono i complici del deturpamento della “Parigi dell’Est”.
A dirla tutta ci fu chi intentò azioni, proteste, campagne di sensibilizzazione. Tra il 1984-85 alcuni architetti e intellettuali romeni firmarono lettere in cui supplicavano di porre fine alla “cieca mutilazione della nostra città”. Alcuni giornali del Nord Europa iniziarono a parlare della sistematizzazione e, tra le iniziative, nacque l’Operation Villages Roumanis con lo slogan “Adotta un villaggio romeno”. Ma a Bucarest nel frattempo le ruspe svolgevano imperterrite il proprio lavoro radendo al suolo secoli di splendori architettonici.
La buona notizia però è che questa storia ha il suo eroe. Alcuni lo hanno ribattezzato il “Salvatore della chiese di Bucarest”, ma il suo vero nome è Gheorghe Iordanescu. All’epoca ingegnere coinvolto nei lavori di ridefinizione della capitale romena, Iordanescu ebbe un’intuizione geniale per evitare che alcune storiche chiese fossero abbattute. Grazie al suo ingegnoso sistema riuscì a portarne in salvo 13. E le “portò” letteralmente in salvo perché effettivamente le tras-portò facendole slittare su rotaie.
L’idea gli venne osservando un cameriere che portava un vassoio con dei bicchieri: il vassoio permetteva ai camerieri di trasferire tutti insieme degli oggetti senza farli cadere. Se valeva per i bicchieri, pensò Iordanescu, doveva funzionare anche con gli edifici. Così pensò di applicare il “sistema vassoio” anche alle chiese.
Fece scavare il terreno sotto le costruzioni da spostare e vi creò un sostegno di cemento armato che veniva poi posizionato su binari. Lo slittamento delle chiese sulle rotaie fu un processo delicato e lentissimo: ci volevano in media 25 ore per farle scivolare di una sessantina di metri.
Poiché si trattava di un metodo lento, la squadra di Iordanescu non riuscì a salvare tutte le chiese che avevano ottenuto il permesso di essere spostate. 22 vennero comunque demolite perché Ceausescu era molto impaziente e cambiava ogni giorno idea sui progetti. Tra queste non ce la fece la Biserica Enei originariamente situata tra due antichi palazzi. Il terremoto del 1977 li fece crollare risparmiando però la chiesetta. Ceausescu, visibilmente deluso che il sisma non avesse fatto fuori la chiesa, decise di farla demolire lui con il pretesto di “edificio pericolante”.
Scoperta per caso questa bizzarra storia delle chiese spostate di Bucarest, una volta giunta nella capitale mi sono messa alla ricerca, con documenti, articoli e mappe alla mano, di queste chiesette sopravvissute alle follie architettoniche del dittatore romeno. Vagando tra viuzze che sembravano condurre a nulla, curiosando dietro muraglie di condomini, ne ho trovate alcune.
Piacevoli sorprese in un oceano di palazzoni anonimi.
1) La prima a venir traslata fu Schitul Maicilor. Risalente al 1726, di questo complesso monasteriale non rimane oggi che la chiesa, spostata a 245 metri dalla posizione originaria nel 1982.
2) Una delle più famose tra le chiese spostate è Mihai Voda. Costruita per volere di Mihai il Bravo, custodisce l’icona miracolosa di San Nicola che ascoltò le preghiere di Mihai condannato a morte da Alessandro il Cattivo. Dopo esser stato miracolato, Mihai promise che avrebbe edificato un monastero dedicato a San Nicola, il suo protettore. La chiesa ebbe una storia tormentata, patì incendi, inondazioni e devastazioni varie, ma nel 1985 traslata di 289 metri sopravvisse anche alla sistematizzazione di Ceausescu.
3) Il Monastero Antim è il più bello tra quelli spostati e fu il più pesante. Oggi si trova a 28 metri rispetto la sua iniziale locazione e nel 1985 per spostare le sue 9000 tonnellate di soli 10 metri ci vollero ben 6 ore.
4) Chiesa Olari costruita nel 1758, questo gioiellino con il tetto in legno deve il suo nome alla parola “oale”, argilla, poiché fu edificata su un terreno dove gli abitanti usavano raccogliere terra per fabbricare pentole di coccio. Questa chiesetta fu spostata ben due volte, nel settembre e nel dicembre 1983.
5) Chiesa Sfantul Stefan – Cuibul cu barza. Nel 1988 le bastarono solo 12 metri in direzione sud per essere salvata dalla nuova strada Stirbei Voda che secondo i piani di Ceausescu avrebbe collegato la Casa del Popolo all’Accademia militare: un ampio boulevard destinato alle parate militari. Il dittatore accettò di fare spostare la chiesa solo a patto che fosse ben nascosta dall’arteria che stava spianando. Detto fatto: gli architetti la celarono dietro alti condomini che oggi sembrano incombere su di lei. Infatti, inghiottita com’è dal cortile di asfalto di questi palazzoni minacciosi, Biserica Sfantul Stefan è stata per me la più difficile da scovare. Questa minuscola chiesetta, che fu l’ultima ad essere spostata, ha un piccolo giardino decorato con sculture di cicogne, il suo nome non a caso significa “nido con cicogna”. Sembrerebbe che anticamente delle cicogne usassero fare il proprio nido sul tetto di questa chiesa
A trent’anni di distanza, dopo che le chiese di Bucarest sono state nascoste, spostate, demolite, piante e deturpate, il Patriarcato della Chiesa Romena sta portando a termine un nuovo grandioso progetto. A poche centinaia di metri dal Palazzo del Parlamento, che siede sopra le macerie sepolte del centro storico di Bucarest, si scorge un cantiere. Su una piana sterrata lungo Calea 13 Septembrie, tra un via vai di camion carichi di materiali, ingegneri che si consultano e operai che si affaccendano, si innalza un imponente scheletro di mattoni e cemento. Si tratta della futura Catedrala Neamului (la Cattedrale del Popolo) che quando sarà terminata misurerà 90 metri di altezza, ben 6 in più della vicina Casa Poporului.
Sei metri che fanno la differenza e che hanno tutto il sapore di rivincita della Chiesa Romena sul comunismo.
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Molto interessante!storie che io non le conoscevo!grazie Cristina!continua questi bei racconti!
Grazie Gabriela! 🙂
Effettivamente quella delle chiese spostate di Bucarest è una bella (e poco conosciuta) storia!