Matera, una dichiarazione d’amore

Venni a Matera due anni fa. 
A quel tempo la città era appena stata nominata capitale europea della cultura 2019 e la macchina del turismo non si era ancora avviata. 
Si era cominciato però a ristrutturare, a trasformare i Sassi in wine bar e trattorie di lusso dove i prodotti tipici lucani vengono venduti a prezzi spropositati rispetto alla media locale. Erano tutti al lavoro per tirare a lustro un posto che sempre fu dimenticato dal mondo e, dalla veduta degli archi o dal Belvedere, scorgevi le gru innalzarsi tra i campanili e in mezzo a quell’aggregarsi di case che sembrano uscite da un quadro cubista. 

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Era pieno luglio e io vagavo sola in questo borgo scavato tra le rocce di questo ambiente impervio senza quasi incontrare anima viva. A tratti mi sentivo catapultata in una fascinosa città fantasma dove nel silenzio mi aggiravo inebriata dalla bellezza del posto. 
Ero venuta a trovare Ale, la mia migliore amica, che rinnegando Roma si era trasferita qua trovando la sua dimensione. 
Mi ero innamorata di questa terra prima di venirci perché avevo letto libri di briganti e di intellettuali esiliati. Il mio infatti nasce come amore platonico, ma diventa amore fisico una volta avuto il privilegio di toccare con mano questa regione selvaggia e questa città bianca che pare scolpita da un astrattista. 

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Oggi che ripercorro gli stessi posti di due anni addietro percepisco che qualcosa è cambiato. 
Pullman colmi di turisti scaricano mandrie di avventori del momento per la foto ricordo, gente da gita in giornata gira per la città con il cronometro, bengalesi vendono anche qua cappelli panama e selfie stick all’uscita delle chiese, imprenditori del nord aprono locali nel centro storico pur disprezzando la cultura locale e facendosi beffe dell’accento e le tradizioni del posto, si chiudono librerie per aprire ristoranti (capitale europea della cultura…ricordiamocelo, non capitale europea del cibo. E se anche il cibo è cultura, un libro è più cultura del cibo). 
“Da vergogna nazionale a capitale europea della cultura” è il motto di questi ultimi tempi. Bene, io credo che questa nomina (di capitale della cultura) abbia dato, e darà, a Matera molto. Il turismo, se vissuto con l’anima più che con il diktat del consumismo, ha molto da offrire. 
Per questo vi chiedo solo di non far diventare questo gioiello (perché di un gioiello si tratta) l’ennesima città di plastica, dimentica del suo genius loci, dove ogni tradizione è pretesto per convertirsi in souvenir, dove ogni angolo è un luogo per sballarsi. Dove nessuno, venendo qua, si rammenterà o sarà interessato al fatto che questo fu un tempo luogo di miseria indicibile. 
Vi chiedo solo di non immolare questa magia chiamata Matera sull’altare degli interessi e di fare in modo che gli abitanti di questa città non arrivino a dover slegare la propria anima da ciò che la propria città è diventata. 

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© 2017, Cristina Cori. All rights reserved. Copyright © CristinaCori.com

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